Il Fotovoltaico punta sull’ “organico”

Negli ultimi anni l’interesse per il fotovoltaico è cresciuto sempre più e questo ha contribuito, da un lato, ad incrementare l’utilizzo di pannelli per la produzione di energia “pulita” dal sole e dall’altro, a sviluppare la ricerca, con l’obiettivo di riuscire a trovare nuove tecnologie sempre più efficienti, ma soprattutto nuovi materiali, alternativi al silicio.
In effetti, la quasi totalità dei pannelli fotovoltaici oggi prodotti è basata proprio sull’utilizzo del silicio, sia esso policristallino, monocristallino o amorfo; diverse sperimentazioni sono state condotte anche impiegando il cosiddetto “inchiostro di silicio”, che, soprattutto in ambito architettonico, dovrebbe consentire un impatto estetico e visivo meno marcato rispetto ai consueti pannelli. La vera rivoluzione però, quella che negli ultimi anni sta suscitando l’interesse maggiore e verso la quale molti hanno scelto di puntare in quanto al momento appare essere più promettente, sta nell’uso di materiali di origine organica, da impiegare proprio al posto del silicio (o in taluni casi assieme a questo).
Il “fotovoltaico organico” o, come sovente viene nominato, di terza generazione si basa sull’impiego di pannelli composti da complessi molecolari a base di carbonio, mentre per la realizzazione di pannelli “ibridi” vengono utilizzate in parte sostanze organiche ed in parte inorganiche.
I vantaggi derivanti dall’utilizzo di elementi di questo tipo potrebbero essere molteplici: innanzitutto, a differenza del silicio, i materiali organici sono in grado di produrre energia al massimo della loro efficienza anche con luce diffusa ed in virtù di ciò si intravedono una serie di altri benefici. Per prima cosa sarebbe possibile posizionare i pannelli anche verticalmente, con un risparmio di spazio consistente ed un incremento esorbitante del numero di applicazioni possibili; infatti, non essendo più necessaria un’inclinazione tale per cui i raggi del sole colpiscano direttamente i pannelli, questi potrebbero venir collocati non solo sui tetti o i vaste aree verdi, ma anche altrove, ad esempio sulle pareti degli edifici, minimizzando peraltro l’impatto estetico ed ambientale, che tutt’oggi è uno degli aspetti più fortemente contestati e contraddittori del fotovoltaico. Anche le superfici finestrate potrebbero rivelarsi adatte all’impiego di pannelli di questo tipo che sono semitrasparenti e possono anche essere colorati; inoltre l’integrazione con le tecnologie Oled (Organic Light Emitting Diode) e fotovoltacromica potrebbe consentire la realizzazione di finestre intelligenti che fungerebbero al contempo sia da pannelli fotovoltaici, che da sorgente di illuminazione e da schermo assorbitore (che regoli i flussi di calore all’interno degli edifici).
Per quanto riguarda l’efficienza del fotovoltaico organico bisogna ammettere che questa attualmente è più bassa rispetto a quella dei pannelli tradizionali: i valori attuali si attestano attorno a percentuali che vanno dal 13% al 7-8% anche se, in vista di ulteriori progressi, si è ipotizzato di poter raggiungere il 15-20%; a fronte però della possibilità di lavorare sempre al massimo dell’efficienza. Anche da un punto di vista economico, si stima che, una volta a regime, la filiera del fotovoltaico organico potrebbe arrivare a dimezzare i costi per l’utente finale, in modo da renderlo maggiormente appetibile.
Si prevede che la commercializzazione dei primi pannelli di nuova generazione sia possibile entro un paio di anni, sia per ciò che concerne le sue applicazioni in ambito edilizio che nel settore dei trasporti; detto questo resta da perfezionare l’aspetto legato al ciclo di vita di questi prodotti che attualmente è stimato in poco più di 15 anni (a fronte dei 20 necessari per le applicazioni edili).

 

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