microcogenerazione e pellets: binomio vincente?

La cogenerazione (detta anche CHP, Combined Heat and Power) è una tecnologia  che seppur inventata nel 1892 è stata introdotta su larga scala sul mercato energetico solo di recente. La cogenerazione sfrutta il calore “di scarto” ottenuto durante la produzione di energia elettrica e lo riutilizza a scopi secondari quali: riscaldamento, raffreddamento, e processi industriali vari, in modo da ridurre al minimo la proporzione di energia dissipata. Basti pensare che mediamente il rendimento elettrico di una macchina oscilla tra il 30 e il 50% e che il calore dissipato può ammontare fino al 60%, ed è facile intuire quanto il recupero di questo calore in esubero possa essere prezioso, remunerativo ed auspicabile sia dal punto di vista economico che di sostenibilità ambientale.

La microcogenerazione: tale è stato il successo della cogenerazione che gradualmente ha preso piede l’applicazione di questa tecnologia su piccola scala. In particolare si può parlare di grande cogenerazione (impianti >1000Kw elettrici), piccola cogenerazione (impianti tra 50 e 1000 kw elettrici) e microcogenerazione (impianti a < 50 kw elettrici).

La microgenerazione specialmente se distribuita capillarmente sul territorio con un modello standardizzato può consentire uno sfruttamento efficiente dei prodotti di scarto dell’agricoltura che possono essere utilizzati per alimentare gli impianti, e generare un modello esemplare di sostenibilità. Ciò vale soprattutto nell’ottica di un crescente numero di terreni incolti in seguito alla riduzione delle pratiche agricole.

Ma quali sono i vantaggi e gli svantaggi della microcogenerazione?
Vantaggi:

  • gli impianti di cogenerazione consentono di riutilizzare il calore prodotto sotto forma di riscaldamento e acqua calda,
  • aumentano la sostenibilità ambientale e riducono l’inquinamento atmosferico, 
  • abbattono i costi di trasporto dell’energia,
  • portano ad una riduzione delle infrastrutture e ad
  • una filiera di distribuzione elettrica nettamente più corta.

Tuttavia lo svantaggio risiede nel fatto che nel caso della cogenerazione energia elettrica e calore vengono prodotti simultaneamente e, mentre l’energia elettrica può essere accumulata e rivenduta attraverso la rete, le reti di distribuzione per il calore (vedi teleriscaldamento) sono molto limitate. Di conseguenza è necessario valutare con cautela a priori come utilizzare il calore prodotto al fine di evitare onerose perdite.

Un’ingegnosa soluzione a proposito è stata consigliata da Giglioli e Poli in un articolo pubblicato su International review on Modeling e Simulations e anteriormente da Turboden su impianti grandi di cogenerazione e si tratta di associare la produzione di pellet alla microcogenerazione. In principio il processo funziona così: biomasse di poco pregio come corteccia, ramaglie e biomasse meno nobili vengono usate per alimentare l’impianto. In seguito il calore prodotto viene parzialmente destinato a disidratare la biomassa pregiata destinata poi alla produzione di pellet che sono immagazzinabili per tempi lunghi e possono essere facilmente trasportati.

Dunque, riassumendo: microcogenerazione distribuita capillarmente sul territorio, impianti alimentati a biomasse, utilizzo del calore in eccesso per la produzione di pellet con conseguente convenienza nello storage e nel trasporto. Decisamente un’opzione vincente a nostro parere su cui investire.

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