Una ventina di impianti solari ed eolici nasceranno entro il 2024 nell’area dello tsunami e dell’incidente nucleare del 2011. Il primo passo per la rinascita.
Fukushima ad oggi è ricordata solo per 3 crisi nucleari, esplosioni d’aria e idrogeno, rilascio di materiale radioattivo nelle Unità 1, 2 e 3 per tre giorni, dal 12 al 15 marzo 2011.
La causa fu lo tsunami formatosi dopo il terremoto di Tohoku dell’11 marzo, magnitudo 9.0: l’incredibile mole d’acqua riversatasi sulla costa e l’entroterra, con onde alte oltre 10 metri e punte di 40, distrusse i generatori di emergenza necessari a far funzionare le pompe per il raffreddamento dei reattori. Di conseguenza i noccioli toccarono temperature di migliaia di gradi e si fusero, liberando gas di idrogeno e distruggendo quattro degli edifici in cui erano collocati i reattori, diffondendo ovviamente materiale radioattivo. Guardando le cifre, il bilancio parlava di solo un morto per radiazioni, ma tra tsunami ed esplosioni si parla di oltre 20 mila vittime; senza considerare le oltre 100.000 che sono state sfollate.
La prefettura di Fukushima, che raccoglie 59 comuni e una popolazione di 1,8 milioni di persone, è dunque ancora in fase di recupero ed è stata nuovamente falcidiata il mese scorso dal violentissimo tifone Hagibis, che ha portato conseguenze anche sui materiali radioattivi stoccati e risucchiati dal mare dopo le inondazioni. Fin dal 2014, tre anni dopo il catastrofico incidente, le autorità avevano redatto un piano di azione cui obbiettivo era quello di alimentare l’intera area con energie rinnovabili entro il 2040 e in quello stesso anno il National Institute of Advanced Industrial Science and Technology aveva aperto un centro di ricerca e sviluppo da quelle parti.
I nuovi impianti all’insegna delle rinnovabili sorgeranno su terreni agricoli non più coltivabili e aree montuose ormai spopolate: il primo fra quelli solari dovrebbe essere un progetto da 20 megawatt nella città di Minamisoma, nella parte settentrionale della prefettura. C’è da dire che già nel 2017 la regione alimentava il 60% del suo fabbisogno di elettricità e il 28% di quello totale dalle rinnovabili. Molto al di sopra del 17% del Paese che punta al 22% entro il 2030